Alcuni titoli, per incominciare; tra parentesi sono indicati gli editori presso cui le opere sono oggi disponibili in traduzione italiana e, in alcuni casi, il link all'e-book in lingua originale:
Italo Calvino, Marcovaldo, ovvero le stagioni in città (Mondadori)
Giovanni Cena, Gli ammonitori (www.liberliber.it/biblioteca/c/cena/gli_ammonitori/pdf/gli_am_p.pdf)
Louis Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte (Il Corbaccio)
John Dos Passos, Manhattan Transfer (Baldini & Castoldi)
Primo Levi, Storie naturali (Einaudi)
Primo Levi, L'altrui mestiere (Einaudi)
Primo Levi, La chiave a stella (Einaudi)
Thomas Mann, Confessioni del capitano d'industria Felix Krull (Mondadori)
Thomas Mann, I Buddenbrook (Mondadori)
Cesare Pavese, La trilogia delle macchine (in: Lotte di giovani, Einaudi)
Jules Verne, I cinquecento milioni della Begum (Mondadori; in francese: www.gutenberg.org/etext/4968)
Paolo Volponi, Memoriale (Garzanti)
Emile Zola, Germinal (Garzanti; in francese: www.gutenberg.org/etext/5711)
domenica 4 marzo 2007
Una mappa concettuale
Prima di incominciare un ragionamento è sempre opportuno fare ordine nelle idee e nelle relazioni che le legano. La mappa concettuale è un grafo in cui i concetti sono rappresentati dai nodi e i rami invece stanno a indicare le relazioni funzionali, di appartenenza, o altro, che li connettono.

E' buona norma pratica impostare una mappa concettuale con un grafo avente sette (7) nodi, con un massimo di 10. Già con sette nodi le relazioni possibili sono 21! Grafi troppo complessi sono difficili da gestire.
I meccanismi dell'innovazione
Nel 1912 l'economista austriaco Joseph Schumpeter (http://cepa.newschool.edu/het/profiles/schump.htm) pubblica un trattato intitolato Theorie der wirtschaftlichen Entwicklung (Teoria dello sviluppo economico, Firenze : Sansoni, 1977). In esso analizza l'innovazione come fattore indispensabile per la sopravvivenza delle imprese e dell'intero sistema produttivo. L'innovazione secondo Schumpeter si attua attraverso cinque "meccanismi".
.

Così scrive Schumpeter:
I meccanismi dell’innovazione industriale ed economica
I mutamenti spontanei e discontinui nell’orbita del flusso circolare e gli spostamenti del centro di equilibrio si verificano nella sfera della vita industriale e commerciale, ma non nella sfera dei bisogni dei consumatori dei prodotti finiti. Laddove si verificano mutamenti spontanei e discontinui nelle tendenze del gusto dei consumatori, avviene un improvviso mutamento nei dati di cui l’uomo d’affari deve tener conto e quindi sorge per lui un motivo e un’occasione per procedere possibilmente a qualcosa di diverso da un adattamento graduale della sua condotta, ma senza implicare in sé e per sé l’adozione di una condotta differente. Pertanto tali mutamenti non costituiscono un problema diverso da quello del cambiamento dei dati naturali e non richiedono alcun nuovo metodo di trattamento, per cui faremo astrazione da qualsiasi autonoma variazione nei bisogni dei consumatori e li supporremo come « dati ». Ciò è reso per noi più facile anche dal fatto, fondato sull’esperienza, che l’ambito dei mutamenti spontanei dei bisogni è generalmente ristretto. Senza dubbio si deve sempre partire dalla soddisfazione dei bisogni, dato che questo è lo scopo di ogni attività produttiva e che la situazione economica di volta in volta data deve essere intesa sotto questo aspetto. Tuttavia le innovazioni nel sistema economico non avvengono di regola in maniera tale che prima sorgono spontaneamente nei consumatori nuovi bisogni e poi, sotto la loro pressione, l’apparato produttivo riceve un nuovo orientamento. Noi non neghiamo il verificarsi di questo nesso. Però è il produttore che di regola inizia il cambiamento economico e i consumatori, se necessario, sono da lui educati; essi sono, come pure erano, considerati come persone che vogliono cose nuove, o cose che differiscono per qualche aspetto o per l’altro da quelle che sono abituati ad usare. Pertanto, mentre è ammissibile e anche necessario considerare i bisogni dei consumatori come una forza autonoma e addirittura fondamentale nella teoria del flusso circolare, noi dobbiamo invece assumere una differente attitudine appena ci rivolgiamo ad analizzare il « cambiamento ».
Ogni produzione consiste nel combinare materiali e forze che si trovano alla nostra portata. Produrre altre cose, o le stesse cose in modo differente, significa combinare queste cose e queste forze in maniera diversa. Finché la nuova combinazione viene raggiunta, con il tempo, partendo da quella vecchia, per piccoli passi e attraverso continui adattamenti, si ha certo un mutamento, ed eventualmente una crescita, ma non un nuovo fenomeno sottratto alla considerazione dell’equilibrio, né uno sviluppo nel senso nostro. Nella misura in cui ciò non si verifica, ed anzi la nuova combinazione può prodursi o effettivamente si produce solo in maniera discontinua, sorgono invece i fenomeni caratteristici dello sviluppo. Per motivi di funzionalità nell’esposizione, quando parleremo di nuove combinazioni di mezzi di produzione, intenderemo da qui in avanti solo questo caso. Lo sviluppo nel senso nostro viene allora definito dall’introduzione di nuove combinazioni.
Questo concetto comprende i cinque casi seguenti:
1. Produzione di un nuovo bene, vale a dire di un bene non ancora familiare alla cerchia dei consumatori, o di una nuova qualità di un bene.
2. Introduzione di un nuovo metodo di produzione, vale a dire non ancora sperimentato nel ramo dell’industria in questione, che non ha affatto bisogno di fondarsi su una nuova scoperta scientifica e che può consistere anche in un nuovo modo di trattare commerciale una merce.
3. Apertura di un nuovo mercato, vale a dire di un mercato in CUI un particolare ramo dell’industria di un certo paese non era ancora penetrato, sia che questo mercato esistesse già prima oppure no.
4. Conquista di una nuova fonte di approvvigionamento di materie prime e di semilavorati, anche qui sia che questa fonte di approvvigionamento esistesse già prima sia che si debba innanzitutto crearla.
5. Attuazione di una riorganizzazione di una qualsiasi industria come la creazione di un monopolio (ad esempio mediante la formazione di un « trust ») o la sua distruzione.
Due cose sono essenziali per i fenomeni connessi all’introduzione di queste nuove combinazioni, e per la comprensione dei problemi che ne risultano. In primo luogo, non è essenziale — benché possa avvenire — che le nuove combinazioni vengano introdotte dalle stesse persone che controllano il processo produttivo o commerciale che deve essere soppiantato da uno nuovo. Di regola anzi, le nuove combinazioni sono incorporate in nuove imprese che generalmente non nascono dalle vecchie ma iniziano a produrre accanto ad esse. Per attenerci all’esempio già scelto, non è, in generale, il padrone delle diligenze ad introdurre le ferrovie. Questa circostanza non solo pone in una luce particolare la discontinuità che contrassegna il processo che vogliamo descrivere, e crea, per così dire, una seconda specie di discontinuità, in aggiunta a quella sopra menzionata, ma spiega anche importanti caratteristiche del corso degli eventi. Specialmente nell’economia concorrenziale, in cui le nuove combinazioni portano all’eliminazione delle vecchie appunto attraverso la concorrenza, si spiega così da un lato il processo di ascesa e caduta economica e sociale di individui e di famiglie proprio di questa forma di organizzazione, nonché una intera serie di altri fenomeni relativi al ciclo vitale delle imprese e al meccanismo di formazione della ricchezza privata e così via. Anche in un’economia non di scambio, come ad esempio quella socialista, nuove combinazioni frequentemente comparirebbero a fianco di quelle vecchie. Ma le conseguenze economiche di questo processo verrebbero meno parzialmente e quelle sociali completamente. E se l’economia fondata sulla concorrenza è infranta dalla formazione di grandi gruppi industriali, come sempre di più avviene in tutti i paesi, allora questo deve diventare sempre di più vero nella vita reale, e l’introduzione di nuove combinazioni deve diventare in misura sempre maggiore affare interno di un medesimo organismo economico. Tale differenza è abbastanza grande per fare da spartiacque fra due epoche della storia sociale del capitalismo.
I mutamenti spontanei e discontinui nell’orbita del flusso circolare e gli spostamenti del centro di equilibrio si verificano nella sfera della vita industriale e commerciale, ma non nella sfera dei bisogni dei consumatori dei prodotti finiti. Laddove si verificano mutamenti spontanei e discontinui nelle tendenze del gusto dei consumatori, avviene un improvviso mutamento nei dati di cui l’uomo d’affari deve tener conto e quindi sorge per lui un motivo e un’occasione per procedere possibilmente a qualcosa di diverso da un adattamento graduale della sua condotta, ma senza implicare in sé e per sé l’adozione di una condotta differente. Pertanto tali mutamenti non costituiscono un problema diverso da quello del cambiamento dei dati naturali e non richiedono alcun nuovo metodo di trattamento, per cui faremo astrazione da qualsiasi autonoma variazione nei bisogni dei consumatori e li supporremo come « dati ». Ciò è reso per noi più facile anche dal fatto, fondato sull’esperienza, che l’ambito dei mutamenti spontanei dei bisogni è generalmente ristretto. Senza dubbio si deve sempre partire dalla soddisfazione dei bisogni, dato che questo è lo scopo di ogni attività produttiva e che la situazione economica di volta in volta data deve essere intesa sotto questo aspetto. Tuttavia le innovazioni nel sistema economico non avvengono di regola in maniera tale che prima sorgono spontaneamente nei consumatori nuovi bisogni e poi, sotto la loro pressione, l’apparato produttivo riceve un nuovo orientamento. Noi non neghiamo il verificarsi di questo nesso. Però è il produttore che di regola inizia il cambiamento economico e i consumatori, se necessario, sono da lui educati; essi sono, come pure erano, considerati come persone che vogliono cose nuove, o cose che differiscono per qualche aspetto o per l’altro da quelle che sono abituati ad usare. Pertanto, mentre è ammissibile e anche necessario considerare i bisogni dei consumatori come una forza autonoma e addirittura fondamentale nella teoria del flusso circolare, noi dobbiamo invece assumere una differente attitudine appena ci rivolgiamo ad analizzare il « cambiamento ».
Ogni produzione consiste nel combinare materiali e forze che si trovano alla nostra portata. Produrre altre cose, o le stesse cose in modo differente, significa combinare queste cose e queste forze in maniera diversa. Finché la nuova combinazione viene raggiunta, con il tempo, partendo da quella vecchia, per piccoli passi e attraverso continui adattamenti, si ha certo un mutamento, ed eventualmente una crescita, ma non un nuovo fenomeno sottratto alla considerazione dell’equilibrio, né uno sviluppo nel senso nostro. Nella misura in cui ciò non si verifica, ed anzi la nuova combinazione può prodursi o effettivamente si produce solo in maniera discontinua, sorgono invece i fenomeni caratteristici dello sviluppo. Per motivi di funzionalità nell’esposizione, quando parleremo di nuove combinazioni di mezzi di produzione, intenderemo da qui in avanti solo questo caso. Lo sviluppo nel senso nostro viene allora definito dall’introduzione di nuove combinazioni.
Questo concetto comprende i cinque casi seguenti:
1. Produzione di un nuovo bene, vale a dire di un bene non ancora familiare alla cerchia dei consumatori, o di una nuova qualità di un bene.
2. Introduzione di un nuovo metodo di produzione, vale a dire non ancora sperimentato nel ramo dell’industria in questione, che non ha affatto bisogno di fondarsi su una nuova scoperta scientifica e che può consistere anche in un nuovo modo di trattare commerciale una merce.
3. Apertura di un nuovo mercato, vale a dire di un mercato in CUI un particolare ramo dell’industria di un certo paese non era ancora penetrato, sia che questo mercato esistesse già prima oppure no.
4. Conquista di una nuova fonte di approvvigionamento di materie prime e di semilavorati, anche qui sia che questa fonte di approvvigionamento esistesse già prima sia che si debba innanzitutto crearla.
5. Attuazione di una riorganizzazione di una qualsiasi industria come la creazione di un monopolio (ad esempio mediante la formazione di un « trust ») o la sua distruzione.
Due cose sono essenziali per i fenomeni connessi all’introduzione di queste nuove combinazioni, e per la comprensione dei problemi che ne risultano. In primo luogo, non è essenziale — benché possa avvenire — che le nuove combinazioni vengano introdotte dalle stesse persone che controllano il processo produttivo o commerciale che deve essere soppiantato da uno nuovo. Di regola anzi, le nuove combinazioni sono incorporate in nuove imprese che generalmente non nascono dalle vecchie ma iniziano a produrre accanto ad esse. Per attenerci all’esempio già scelto, non è, in generale, il padrone delle diligenze ad introdurre le ferrovie. Questa circostanza non solo pone in una luce particolare la discontinuità che contrassegna il processo che vogliamo descrivere, e crea, per così dire, una seconda specie di discontinuità, in aggiunta a quella sopra menzionata, ma spiega anche importanti caratteristiche del corso degli eventi. Specialmente nell’economia concorrenziale, in cui le nuove combinazioni portano all’eliminazione delle vecchie appunto attraverso la concorrenza, si spiega così da un lato il processo di ascesa e caduta economica e sociale di individui e di famiglie proprio di questa forma di organizzazione, nonché una intera serie di altri fenomeni relativi al ciclo vitale delle imprese e al meccanismo di formazione della ricchezza privata e così via. Anche in un’economia non di scambio, come ad esempio quella socialista, nuove combinazioni frequentemente comparirebbero a fianco di quelle vecchie. Ma le conseguenze economiche di questo processo verrebbero meno parzialmente e quelle sociali completamente. E se l’economia fondata sulla concorrenza è infranta dalla formazione di grandi gruppi industriali, come sempre di più avviene in tutti i paesi, allora questo deve diventare sempre di più vero nella vita reale, e l’introduzione di nuove combinazioni deve diventare in misura sempre maggiore affare interno di un medesimo organismo economico. Tale differenza è abbastanza grande per fare da spartiacque fra due epoche della storia sociale del capitalismo.
(Joseph Schumpeter, Teoria dello sviluppo economico (1912), Firenze : Sansoni, 1977, pp. 74-77)
Una mappa concettuale
Prima di incominciare un ragionamento è sempre opportuno fare ordine nelle idee e nelle relazioni che le legano. La mappa concettuale è un grafo in cui i concetti sono rappresentati dai nodi e i rami invece stanno a indicare le relazioni funzionali, di appartenenza, o altro, che li legano.

E' buona norma pratica impostare una mappa concettuale con un grafo avente sette (7) nodi, con un massimo di 10. Già con sette nodi le relazioni possibili sono 21! Grafi troppo complessi sono difficili da gestire.

E' buona norma pratica impostare una mappa concettuale con un grafo avente sette (7) nodi, con un massimo di 10. Già con sette nodi le relazioni possibili sono 21! Grafi troppo complessi sono difficili da gestire.
mercoledì 28 febbraio 2007
M come...
MACCHINISMO:
Processo di produzione basato su un’intensa applicazione delle macchine e su una nuova organizzazione del lavoro, che prelude, ma non in maniera esclusiva, alla rivoluzione industriale.Nel cap. XIII del Capitale, Marx ribadisce a chiare lettere che l'introduzione del macchinismo è servita unicamente ad aumentare il plusvalore del capitale (e non tanto -come voleva l'economia politica borghese- ad alleviare le fatiche degli operai). Tuttavia, egli non ha spiegato il motivo culturale del passaggio dalla manifattura alla grande industria, cioè delle cause di fondo che portarono alla rivoluzione tecnico-scientifica, che poi servì da volano alla rivoluzione industriale vera e propria.
Processo di produzione basato su un’intensa applicazione delle macchine e su una nuova organizzazione del lavoro, che prelude, ma non in maniera esclusiva, alla rivoluzione industriale.Nel cap. XIII del Capitale, Marx ribadisce a chiare lettere che l'introduzione del macchinismo è servita unicamente ad aumentare il plusvalore del capitale (e non tanto -come voleva l'economia politica borghese- ad alleviare le fatiche degli operai). Tuttavia, egli non ha spiegato il motivo culturale del passaggio dalla manifattura alla grande industria, cioè delle cause di fondo che portarono alla rivoluzione tecnico-scientifica, che poi servì da volano alla rivoluzione industriale vera e propria.
I come...
IMPRENDITORE:
Soggetto che nell’azienda investe i propri capitali e svolge attività di organizzazione e di direzione.
IMPRESA:
E' l'attività economica svolta da un soggetto (individuale o collettivo) - l'imprenditore - che l'esercita in maniera professionale e organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi, anche se ha sedi secondarie e/o unità locali, viene iscritta solamente nel Registro delle Imprese tenuto dalla Camera di Commercio in cui è situata la sede principale dell'impresa stessa (definizione INFOCAMERE)
Per impresa si intende quell'organizzazione di un'attività economica esercitata con carattere professionale per la produzione di beni o per la prestazione di servizi destinabili alla vendita. Essa fruisce di una certa autonomia con particolare riguardo alle scelte produttive, di vendita e di distribuzione degli utili. Il responsabile è rappresentato da una o più persone fisiche, in forma individuale o associata, o da una o più persone giuridiche. (definizione ISTAT)
L’impresa artigiana è, in modo formale, l'impresa iscritta nell'apposito Albo Provinciale previsto dall'art. 5 della legge 8 agosto 1985, n. 443. Le imprese che risultino iscritte negli Albi Provinciali possono adottare diverse forme giuridiche, accanto a quella più frequente di impresa individuale: ad esempio, quella abbastanza frequente di società in nome collettivo in base alla legge istitutiva del Registro delle Imprese (definizione Infocamere)
Media impresa: In base alla disciplina CEE sugli aiuti di Stato alle PMI (1996) ha meno di 250 dipendenti; ha un fatturato annuo non superiore ai 40 milioni di ECU, oppure ha un totale di bilancio non superiore a 27 milioni di ECU ; il capitale o i diritti di voto non sono detenuti per il 25% o più da una sola o, congiuntamente, da più imprese non conformi alla definizione di PMI (fanno eccezione le società finanziarie pubbliche e le società di partecipazione al capitale di rischio o, purché non esercitino alcun controllo, gli investitori istituzionali; la soglia del 25% può inoltre essere superata se il capitale è disperso in modo tale che sia impossibile determinare da chi è detenuto e se l'impresa dichiara di poter legittimamente presumere che non è detenuto per il 25% o più, da una o più imprese non conformi alla definizione di PMI).
Piccola impresa: In base alla disciplina CEE sugli aiuti di Stato alle PMI (1996) ha meno di 50 dipendenti; ha un fatturato annuo non superiore ai 7 milioni di ECU, oppure ha un totale di bilancio annuo non superiore ai 5 milioni di ECU; il capitale o i diritti di voto non sono detenuti per il 25% o più da una sola o, congiuntamente, da più imprese non conformi alla definizione di piccola impresa (fanno eccezione le società finanziarie pubbliche e le società di partecipazione al capitale di rischio o, purché non esercitino alcun controllo, gli investitori istituzionali; la soglia del 25% può inoltre essere superata se il capitale è disperso in modo tale che sia impossibile determinare da chi è detenuto e se l'impresa dichiara di poter legittimamente presumere che non è detenuto per il 25% o più, da una o più imprese non conformi alla definizione di piccola impresa). La nuova disciplina comunitaria si propone di selezionare unicamente le imprese che effettivamente costituiscono delle PMI indipendenti al fine di eliminare le costruzioni giuridiche di PMI che formano un gruppo economico la cui potenza supera quella di una PMI così come definita. Ecco che allora, ai fini del calcolo del numero massimo di dipendenti e della soglia finanziaria, è necessario sommare i dati dell'impresa beneficiaria e di tutte le imprese di cui essa detenga direttamente o indirettamente il 25% o più del capitale o dei diritti di voto.
In ambedue i casi, i tre criteri devono essere soddisfatti simultaneamente.
Grande impresa: non esiste una definizione di impresa di grandi dimensioni, sono considerate grandi imprese quelle che non rispettano anche uno solo dei tre criteri indicati nelle definizioni di piccola e media impresa.
Soggetto che nell’azienda investe i propri capitali e svolge attività di organizzazione e di direzione.
IMPRESA:
E' l'attività economica svolta da un soggetto (individuale o collettivo) - l'imprenditore - che l'esercita in maniera professionale e organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi, anche se ha sedi secondarie e/o unità locali, viene iscritta solamente nel Registro delle Imprese tenuto dalla Camera di Commercio in cui è situata la sede principale dell'impresa stessa (definizione INFOCAMERE)
Per impresa si intende quell'organizzazione di un'attività economica esercitata con carattere professionale per la produzione di beni o per la prestazione di servizi destinabili alla vendita. Essa fruisce di una certa autonomia con particolare riguardo alle scelte produttive, di vendita e di distribuzione degli utili. Il responsabile è rappresentato da una o più persone fisiche, in forma individuale o associata, o da una o più persone giuridiche. (definizione ISTAT)
L’impresa artigiana è, in modo formale, l'impresa iscritta nell'apposito Albo Provinciale previsto dall'art. 5 della legge 8 agosto 1985, n. 443. Le imprese che risultino iscritte negli Albi Provinciali possono adottare diverse forme giuridiche, accanto a quella più frequente di impresa individuale: ad esempio, quella abbastanza frequente di società in nome collettivo in base alla legge istitutiva del Registro delle Imprese (definizione Infocamere)
Media impresa: In base alla disciplina CEE sugli aiuti di Stato alle PMI (1996) ha meno di 250 dipendenti; ha un fatturato annuo non superiore ai 40 milioni di ECU, oppure ha un totale di bilancio non superiore a 27 milioni di ECU ; il capitale o i diritti di voto non sono detenuti per il 25% o più da una sola o, congiuntamente, da più imprese non conformi alla definizione di PMI (fanno eccezione le società finanziarie pubbliche e le società di partecipazione al capitale di rischio o, purché non esercitino alcun controllo, gli investitori istituzionali; la soglia del 25% può inoltre essere superata se il capitale è disperso in modo tale che sia impossibile determinare da chi è detenuto e se l'impresa dichiara di poter legittimamente presumere che non è detenuto per il 25% o più, da una o più imprese non conformi alla definizione di PMI).
Piccola impresa: In base alla disciplina CEE sugli aiuti di Stato alle PMI (1996) ha meno di 50 dipendenti; ha un fatturato annuo non superiore ai 7 milioni di ECU, oppure ha un totale di bilancio annuo non superiore ai 5 milioni di ECU; il capitale o i diritti di voto non sono detenuti per il 25% o più da una sola o, congiuntamente, da più imprese non conformi alla definizione di piccola impresa (fanno eccezione le società finanziarie pubbliche e le società di partecipazione al capitale di rischio o, purché non esercitino alcun controllo, gli investitori istituzionali; la soglia del 25% può inoltre essere superata se il capitale è disperso in modo tale che sia impossibile determinare da chi è detenuto e se l'impresa dichiara di poter legittimamente presumere che non è detenuto per il 25% o più, da una o più imprese non conformi alla definizione di piccola impresa). La nuova disciplina comunitaria si propone di selezionare unicamente le imprese che effettivamente costituiscono delle PMI indipendenti al fine di eliminare le costruzioni giuridiche di PMI che formano un gruppo economico la cui potenza supera quella di una PMI così come definita. Ecco che allora, ai fini del calcolo del numero massimo di dipendenti e della soglia finanziaria, è necessario sommare i dati dell'impresa beneficiaria e di tutte le imprese di cui essa detenga direttamente o indirettamente il 25% o più del capitale o dei diritti di voto.
In ambedue i casi, i tre criteri devono essere soddisfatti simultaneamente.
Grande impresa: non esiste una definizione di impresa di grandi dimensioni, sono considerate grandi imprese quelle che non rispettano anche uno solo dei tre criteri indicati nelle definizioni di piccola e media impresa.
A come...
APPRENDISTATO:
Rapporto di lavoro contrattuale a causa mista in forza del quale l'apprendista riceve la formazione necessaria per diventare un lavoratore qualificato. Accanto alla formazione impartita sul luogo di lavoro a cura dell’imprenditore l’apprendista, oggi, deve frequentare corsi di formazione esterni all’azienda. Al termine del periodo di apprendistato il datore di lavoro attesta le competenze professionali acquisite dai lavoratori, dandone comunicazione alla struttura territoriale pubblica competente in materia di servizi all'impiego.
ARTIGIANO:
Ai sensi dell’art. 2 e 3 della L.443/1985 è artigiano colui che:
- "(...) esercita personalmente, professionalmente e in qualità di titolare l’impresa artigiana, assumendone la piena responsabilità con tutti gli oneri e i rischi attinenti alla sua direzione e gestione e svolgendo in misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo”;
- “nell’esercizio di particolari attività che richiedono una peculiare preparazione e implicano responsabilità a tutela e garanzia degli utenti (a titolo esemplificativo attività di installazione di impianti, attività di autoriparazione, servizi di pulizia, attività di estetista, attività di parrucchiere e barbiere ecc….) deve essere in possesso dei requisiti tecnico – professionali previsti da leggi statali”.- “svolge un’attività avente ad oggetto la produzione di beni, anche semilavorati, la prestazione di servizi escluse le attività agricole e le attività di prestazione di servizi commerciali, di intermediazione nella circolazione di beni o ausiliarie di queste ultime, di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, salvo il caso che siano solamente strumentali all’esercizio dell’impresa”.
Rapporto di lavoro contrattuale a causa mista in forza del quale l'apprendista riceve la formazione necessaria per diventare un lavoratore qualificato. Accanto alla formazione impartita sul luogo di lavoro a cura dell’imprenditore l’apprendista, oggi, deve frequentare corsi di formazione esterni all’azienda. Al termine del periodo di apprendistato il datore di lavoro attesta le competenze professionali acquisite dai lavoratori, dandone comunicazione alla struttura territoriale pubblica competente in materia di servizi all'impiego.
ARTIGIANO:
Ai sensi dell’art. 2 e 3 della L.443/1985 è artigiano colui che:
- "(...) esercita personalmente, professionalmente e in qualità di titolare l’impresa artigiana, assumendone la piena responsabilità con tutti gli oneri e i rischi attinenti alla sua direzione e gestione e svolgendo in misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo”;
- “nell’esercizio di particolari attività che richiedono una peculiare preparazione e implicano responsabilità a tutela e garanzia degli utenti (a titolo esemplificativo attività di installazione di impianti, attività di autoriparazione, servizi di pulizia, attività di estetista, attività di parrucchiere e barbiere ecc….) deve essere in possesso dei requisiti tecnico – professionali previsti da leggi statali”.- “svolge un’attività avente ad oggetto la produzione di beni, anche semilavorati, la prestazione di servizi escluse le attività agricole e le attività di prestazione di servizi commerciali, di intermediazione nella circolazione di beni o ausiliarie di queste ultime, di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, salvo il caso che siano solamente strumentali all’esercizio dell’impresa”.
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